Viti allevate con le "tennecchie", i bracci legnosi che si arrampicano a olmi, cerri, roverelle e aceri campestri.
Un giardino d'altri tempi sono le nostre vigne.
I greci potarono la vite, ma gli etruschi diffusero un sistema di coltivazione sugli alberi, ancora oggi in uso.
Il sistema ad alberello dei greci, tuttavia, sopravvive nel più grande museo varietale della vite della Campania, la vigna Del Vecchio, a Baselice, secolare, con venti varietà amorevolmente curate da Masseria Frattasi.
Qui nasce il moscato di Baselice, fatto appassire nei fruttai della masseria fino a Natale.
Subito dopo la vigna la foresta, estesa per migliaia di ettari, fustaia gigantesca di faggi, con esemplari millenari, venti metri di circonferenza.
L’acqua scorre via subito dalle vigne, non ristagna, la viticoltura di montagna impone ritmi feroci, magari freddo nelle notti di estate, ma senza risorse idriche, oppure piogge torrenziali in primavera e caldo torrido a mezzogiorno.
Per la vite del Taburno è una gioia, i freddi e i caldi, il fresco del terreno senza acqua, le marne e i calcari bianchi (come le masserie, tutte bianche) impongono alla vite prodotti drastici, uve profumatissime per definizione.
Aggiungeteci le siepi di gladioli e di anemoni, i profumi dell’alloro e del biancospino, della ginestra e delle ciliegie, e il gioco è fatto.
Noi raccogliamo uva col marchio della montagna, poi la teniamo al freddo per non far disperdere i profumi, e via sulle tavole di chi ama prodotti unici e irripetibili.